Gaetano Amalfi

Nacque a Piano di Sorrento il 14 luglio 1855 da Giovanni e da Maria lacono. Poche notizie si hanno sulla sua vita, si laureò nel 1880 e la sua tesi il Consenso degli ascendenti nel matrimonio fu subito pubblicata. Quattro anni dopo la laurea Gaetano Amalfì divenne magistrato, prima a Pendino come vicepretore, poi a Teggiano come pretore. Dopo la morte della moglie Rosalia de Angelis e del figlio Vittorio, nel 1888 fu pretore a Pagani e poi a Torre Annunziata. Nel 1891 si risposò con Emma Sabatini da cui ebbe tre figlie. Maria, Oriele e Nerina.
 
Nel 1898 fu nominato sostituto procuratore del Re a Matera, poi ad Avellino, a Salerno, a Nicosia e a Napoli. Nel 1908 fu procuratore generale a Potenza e nel 1909 fu trasferito alla Corte di Cassazione di Napoli dove morì nel 1928. Emesto Branci disse di lui: "fu tra i magistrati più stimati, operosi, imparziali, amante unicamente della verità senza quella deformazione professionale che si verifica in parecchi, nemico d'ogni ipocrisia ed incurante del farsi strada, la sua fortuna è stata finora inferiore al merito". La collezione di libri fu donata, per volontà dello stesso Amalfi, alla Biblioteca Nazionale di Napoli dagli eredi del magistrato: la moglie Emma e le figlie Oriele e Nerina.
 
Il 18 settembre 1935 il direttore Burgada comunicò al Ministero dell'Educazione Nazionale che la donazione era stata effettuata. Il riordinamento della collezione è stato lungo a causa della quantità dei volumi circa 4.400 ed è terminato nel 1950.
 
I manoscritti sono stati sistemati da Alba Lenzi. Gli interessi dell'Amalfì erano rivolti principalmente a cinque ben distinti rami della cultura: quello giuridico, quello folcloristico, quello letterario, quello filosofico e quello storico, come si può constatare sia dal carteggio e sia dalla sua raccolta di libri e di opuscoli: "... All'immissione nella nostra Biblioteca Nazionale di autografi di persone vissute tra 1'800 e il '900 hanno contribuito i carteggi di Onorato Fava, che contiene lettere di 88 persone, di Gaetano Amalfì, di Salvatore di Giacomo, di Alfonso Miola, di Francesco Lo Parco".