CONFRATERNITA DELLA PURIFICAZIONE DI MARIA SS. DI MORTORA

LA CONFRATERNITA
 

La nascita di una congrega a Mortora risale a molto tempo prima che venisse fondata la nostra confraternita.

Infatti, nell’Archivio della Curia Arcivescovile si conserva un documento importantissimo e benché manchi di data, Bartolomeo Capasso (storico, archivista e archeologo), lo giudicò dei primi anni del Sec. XV (Carmine Russo “Cenni storici dell’antica chiesa e dell’immagine di Santa Maria di Galatea” Napoli 1880).

Il documento, dopo aver fatto la storia della distruzione del villaggio di Galatea per opera dei saraceni, afferma che il popolo, scampato alla rovina, emigrò a Sant’Agostino. Con l’indulto della Chiesa Lateranense fondò una confraternita sotto il titolo della SS.ma Trinità. Sotto lo stesso nome edificarono una chiesa e la fornirono di suppellettili sacri necessari al culto. I sacerdoti che vi officiavano passarono sotto la giurisdizione dell’Arcivescovo di Sorrento, al quale precedentemente non erano soggetti perché appartenenti a Chiesa Estaurita.

La Venerabile Confraternita della Purificazione di Maria Santissima fu fondata sotto il nome del Santissimo Sacramento con motu proprio da Monsignor Giulio Pavesi (1510 – 1571) al suo ritorno dal Concilio di Trento. Il decreto è datato: 10 Dicembre 1566.

Nella Santa Visita dello stesso Mons. Pavesi si legge: “Rev. Dominus prospiciens debitum usum SS.Corporis Domini Nostri ac pronam voluntatem subditorum dictae Ecclesiae ordinat, componit et praecipit confraternitatem venerabilem intus dicta Ecclesia erigendam ex nunc in ante ut decens cultus augeatur…”

Gli uomini vi si ascrivevano pagando due grana e mezzo, le donne due al mese. Con il denaro raccolto si manteneva la lampada al Santissimo, si comprava la cera, si seppellivano i morti. I confratelli accompagnavano il viatico e, ogni prima domenica del mese, vestiti di sacco bianco, precedevano in processione il Santissimo Sacramento che si teneva la mattina per i dintorni della Chiesa e nel pomeriggio quella della Vergine.

Nel 1590 l’Abate Cesare de Masso, ricordato dal Parroco di Mortora Bartolomeo Piscopo all’Arcivescovo Baldino nel 1591 come Rettore della Venerabile Confraternita, donava un appezzamento di terreno attiguo alla Chiesa parrocchiale, dove la Confraternita, che aveva un altare proprio nella Chiesa, fu trasferita.

I confratelli, comunque continuarono ad avere la sepoltura comune nella Chiesa Parrocchiale accosto all’altare della Purificazione. Un ulteriore cenno alla Confraternita si legge nella Santa Visita del 1593 di Mons. Carlo Baldino (1591 - 1598): ”Interrogatum (Parochus) quae exercitia dicta Confraternitas facit… respondit: Vanno alli morti con vesti bianche, accompagnano lo Santissimo Sacramento, cercano le lemosine et ogni mese si congregano qua”. Il documento più antico conservato in Congrega è una pergamena datata 1642 con le indulgenze concesse da sua Santità Urbano VIII. Le medesime indulgenze furono riconfermate da Clemente XII con rescritto in data 26 Luglio 1739 da Pio VII con breve del 28 Giugno 1812 e da Papa Pio IX con diploma in data 30 Gennaio 1877.

Nel 1663, Monsignor Paolo Suardo, cambiò il titolo che divenne “Purificazione di Maria Santissima”. Fu altresì modificato lo statuto, con l’aggiunta del soccorso ai poveri e l’assistenza ai più bisognosi.

La Confraternita, conserva nel suo archivio, l’assenso regio firmato da Ferdinando IV di Napoli (Ferdinando I di Borbone), datato 17 Marzo 1777 in cui il re, concedeva alla Confraternita la preminenza nelle processioni organizzate nel Piano e rinnovava l’antico statuto del Sodalizio, confermando le antiche regole della Confraternita, prime fra tutte: la santificazione dei fedeli, l’incremento del culto pubblico e il suffragio dei defunti.

L’altare della Congrega, nella Chiesa Parrocchiale, era l’attuale altare del Purgatorio, con sepoltura destinata ai confratelli e consorelle. Nel 1879 l’amministratore Francesco Saverio Maresca e il Parroco Mons.Nicola Ferraro decisero di rinnovare ed abbellire le cappelle nelle navate. Con decreto di Mons. Leopoldo Ruggiero a firma del reverendo Vicario generale diocesano Giuseppe Ferraro, già Parroco di Mortora, fu disposto che al posto dell’altare del Purgatorio venisse trasferito il fonte battesimale e che l’altare della Congregazione, opera di pregevole fattura del 1797 del marmoraro Nicola de Mitrare da Napoli passasse al Sig. Giuseppe Romano, proprietario dell’altare abolito dedicato al Purgatorio. Alla congregazione fu dato in permuta con atto del 13 Luglio 1879 del Notaio Crescenzo Parlati l’attuale altare dell’Addolorata con i diritti di funzionamento del predetto altare “sempre che si vuole”, cioè di celebrare lì, sotto le dipendenze del parroco, iure proprio tutte le funzioni circa i fratelli defunti, come la confraternita ha sempre praticato. Infatti nel Regio Assenso del 17 Marzo 1777 si assegna come Chiesa , propria della Confraternita, la “Chiesa Parrocchiale de la Galatea”. Con l’estensione dell’editto di Saint Claude al Regno di Napoli cessarono le sepolture nella Chiesa Parrocchiale, anche per i confratelli.

Da allora fu compito precipuo delle congregazioni accompagnare i defunti ai cimiteri, ufficio che svolsero fino alla metà del secolo scorso.