LEGALIZZAZIONI ATTI ARGENTINI

Articolo ANUSCA del 13/04/2022
a cura di Thomas Stigari

La Repubblica Argentina negli ultimi anni ha intrapreso un notevole processo di innovazione tecnologica nell’ambito della pubblica amministrazione. In particolare ha istituito un elaborato sistema di gestione documentale informatica (GDE = Sistema de Gestión Documental Electrónica), composto di vari moduli, uno dei quali si è posto con forza all’attenzione degli ufficiali dello stato civile, loro malgrado: il Generador Electrónico de Documentos Oficiales (GEDO), cioè uno strumento per la creazione, registrazione e archiviazione dei documenti pubblici.

Tra i documenti che sono gestiti ed elaborati dal GEDO ci sono anche gli atti di stato civile che nel GEDO vengono caricati e autenticati digitalmente secondo la legislazione argentina. Le copie degli atti inseriti nel portale vengono rilasciate in forma digitale con un sistema che permette il controllo della loro autenticità dallo stesso portale GEDO da parte del destinatario finale ne riceve spesso solo una stampa o un file.

Questo sistema, disciplinato dalla legge argentina, presenta molti problemi, forse insormontabili in mancanza un intervento ministeriale, quando queste copie cartacee o digitali vengono presentate all’ufficiale dello stato civile italiano e, più in generale, a una P.A. italiana che deve verificarne l’autenticità.

Le questioni aperte sono molteplici e se ne possono menzionare alcune per comprendere la portata della questione.

In primo luogo l'ufficiale dello stato civile è un'autorità amministrativa la cui attività è vincolata e priva di discrezionalità; l’ufficiale dello stato civile si limita a verificare i documenti pervenuti dall’estero ai fini della trascrizione, accertandone l’autenticità e la provenienza da parte dell’autorità straniera competente, nonché la loro non contrarietà all'ordine pubblico e a norme imperative.

Diverso è invece l’approccio cui costringono i documenti argentini, per i quali invece è necessaria un’istruttoria ulteriore, assimilabile a un’acquisizione d'ufficio del documento straniero da un sito informatico, il GEDO, dello Stato straniero, per di più scritto in una lingua straniera che l’ufficiale dello stato civile non è tenuto a conoscere e non potrebbe neanche usare in via ufficiale.

In via generale, la verifica dell’autenticità in un documento analogico, comporta un esame fisico del documento: si verificano la presenza fisica della sottoscrizione e dal bollo dell'ufficio. In documento digitale invece la verifica è di tipo informatico secondo criteri tecnici definiti dalla normativa vigente nel nostro Paese.

Per queste ragioni è pacifico che non possa essere usata ai fini della trascrizione una fotocopia o una stampa dell’atto e neppure un documento elettronico non firmato digitalmente. Va però detto che la firma digitale argentina non è sufficiente: infatti ad eccezione del regolamento eiDAS non esiste alcuna convenzione che consenta il riconoscimento reciproco delle firme digitali tra Stati al di fuori dell’Unione Europea.

Il diritto internazionale vigente non viene in soccorso neppure nel caso in cui fossero apposte delle “Apostille” elettroniche (e-Apostille) relative al documento estratto da GEDO, come peraltro fanno le autorità argentine ai sensi della Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961. Le e-Apostille infatti devono essere accettate da tutte le parti della Convenzione se validamente emesse: la stessa Convenzione non obbliga affatto gli Stati di destinazione ad accettare un documento, pur se apostillato, in forma elettronica come è stato chiarito dalle commissioni permanenti (Forum) che implementano e vigilano sull’applicazione della Convenzione dell’Aja, in particolare nel Forum del 1° novembre 2016.

Questi e altri dubbi sono stati sollevati dalla maggioranza degli esperti. Proprio per le criticità emerse, Anusca ha inviato un articolato quesito al Ministero dell’Interno affinché la questione fosse chiarita e gli ufficiali dello stato civile ricevessero delle istruzioni vincolanti. Un tale intervento eviterebbe, da un lato, la creatività di alcuni ufficiali dello stato civile che rischiano di compiere delle valutazioni discrezionali estranee al ruolo che è loro proprio; dall’altro ridurrebbe il rischio che - a parità di condizioni - i cittadini fossero trattati in modo differenziato, in spregio dei principi costituzionali di uguaglianza tra i cittadini (art. 3 Cost.) e di imparzialità della pubblica amministrazione (art. 97 Cost.).

Oggi appare ancora più evidente che i problemi sollevati da Anusca e dai suoi esperti erano tutt’altro che irrilevanti visto che il Ministro dell’Interno della Repubblica Italiana Luciana Lamorgese e il suo omologo della Repubblica Argentina, Eduardo de Pedro, si sono incontrati al Viminale il 7 aprile 2022 e, in particolare, “hanno approfondito la problematica riguardante la legalizzazione dei certificati di stato civile in formato digitale presentati dai cittadini argentini nei comuni italiani per l’acquisizione della cittadinanza per discendenza. Su questo tema è stata concordata l’istituzione di un tavolo tecnico che sappia individuare, in tempi rapidi, soluzioni compatibili con il nostro ordinamento giuridico”.

Fonte: Ministero dell'Interno