Senatore Avv. Tito Cacace

Senatore Avv. Tito Cacace (1800-1892) figlio di un Carlo Cacace spedizioniere nel porto di Napoli discendeva da una delle famiglie indiscutibilmente più illustri e di più antico lignaggio di Carotto. I Cacace con i Massa e i Maresca sottoscrissero nel 1569 innanzi al notaio Ferrante Maresca l’accordo per la riedificazione della Chiesa di S. Michele. Tito fu un noto avvocato e anche un armatore. Rivestì in ambito politico e finanziario incarichi di assoluto prestigio. Presidente del Consiglio provinciale di Napoli, Consigliere Comunale di Napoli, Delegato del Consiglio generale del Banco di Napoli, Membro del Consiglio d'amministrazione del Banco di Napoli (1868-1872) (1876-1880), Presidente della Camera di commercio di Napoli (11 gennaio 1863-20 settembre 1866) (15 giugno 1870-1884), Direttore della Cassa di risparmio degli invalidi della marina mercantile, Direttore e vicepresidente della Cassa marittima [di Napoli], Membro del Consiglio di disciplina degli avvocati di Napoli, Membro dell'Ordine degli avvocati di Napoli, Presidente onorario dell'Ordine degli avvocati di Napoli, Infine Commendatore dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro dall’11 settembre 1864. In occasione della sua morte avvenuta l’11 febbraio 1892 fu commemorato dal Presidente del Senato Domenico Farini, come riportano gli atti parlamentari, con l’intervento che segue: “Presidente Signori senatori! Anche oggi debbo annunciarvi un nuovo lutto. Il senatore Tito Cacace è morto ieri a Napoli, sua città natale, in età di oltre novantun annitrito Cacace, profondo giureconsulto, eminente avvocato, fu un illustre di quel foro napoletano che tanti illustri annoverò sempre. A pochi dei colleghi suoi inferiore per la dottrina, soprattutto nel diritto commerciale, a nessuno fu secondo per le doti dell'animo. Nell’amministrazione finanziaria di Napoli, appena caduto il Borbone, e da allora in poi nei molti uffici della grande metropoli, a cui lo chiamarono e la fiducia del Governo e la stima universale, lasciò ricordo incancellabile del suo sapere, d'una onestà a tutta prova, di una singolare perizia amministrativa. Nel consiglio del Comune a cui lungamente appartenne, in quello della Provincia che per tre volte consecutive presiedette, in quelli dell'ordine degli avvocati, e del Banco, a tacere di altri incarichi, le eminenti qualità sue emersero e risplendettero. Così quando il 13 marzo 1864, venne eletto senatore, fra i titoli che all'alto ufficio lo designarono, e per i quali fu accolto, si annoverò pure quello della categoria 20 dello Statuto, che i servizi e meriti eminenti di chi ha illustrata la patria, concerne. Ed anche in questa Assemblea, della quale fu assai assiduo nel primo decennio dalla sua nomina, fino a quando la età grave e la salute malandata non glielo vietarono, il senatore Tito Cacace diede più volte saggio della dottrina, della facondia, delle rare doti onde era fornito, come lo mostrano apertamente i nostri annali. I quali, registrando oggi la perdita dell'uomo egregio, attesteranno la reverenza e l'onore di che fu segno e degno in vita e ad un tempo stesso il dolore del Senato per la sua morte. Senato del Regno, Atti parlamentari. Discussioni, 11 febbraio 1892.